giovedì, novembre 22, 2007 | Author: Sonoro

L'uranio impoverito viene utilizzato per le seguenti caratteristiche:
1) Prodotto di scarto
2) Basso prezzo
3) Alta densità
4) Duttilità

Le nanopolveri prodotte dalla guerra e dai poligoni di tiro entrano nei tessuti di soldati e i civili coinvolti, senza più uscirne. E' in atto una contaminazione planetaria prodotta da nanoparticelle inquinate. Ingerite anche mangiando un alimento contenente nanopolveri, passano irreversibilmente nei tessuti.

Gerald Darren Matthew, ex militare della Guardia Nazionale Usa impegnato tra l'aprile e il settembre 2003 nell'Iraq meridionale, nelle zone di Nassiriya e Samawah. Nelle urine del militare, colpito durante e dopo le operazioni militari da molti e gravi disturbi fisici, è stato rintracciato uranio impoverito. Gerald Darren Matthew ha avuto una figlia, concepita subito dopo il suo rientro dalle zone di guerra, che è nata nel 2004 con gravi malformazioni genetiche: la sua mano destra è priva di tre dita
Decine di migliaia di tonnellate di materiale radioattivo sparso per anni su tutta la superficie del pianeta. Uranio nei proiettili, nelle mine e per blindare i carri armati. Uranio come contrappeso nella costruzione di aerei civili e militari, elicotteri, satelliti, navi e barche a vela. Uranio come schermante nelle stanze degli ospedali e nelle apparecchiature diagnostiche. Persino nelle leghe per le otturazioni dei denti e nelle mazze da golf. Nessun freno all'uso delle scorie radioattive, nessuna misura protettiva, nessun controllo. E soprattutto nessuna informazione da parte dei governi e delle strutture preposte, che hanno sorvolato con colpevole leggerezza sulle più elementari norme di tutela della salute dei loro cittadini. Un crimine contro l'umanità.
Il nuovo rischio del nucleare deriva principalmente dai prodotti di scarto della lavorazione, le cosiddette "scorie nucleari", derivanti dal processo di arricchimento dell' uranio per la creazione di combustibile per le centrali e le armi nucleari. Queste scorie sono presenti nella forma di esafluoruro di uranio (UF6) che viene convertito in uranio impoverito (UI) per essere poi utilizzato nei modi più disparati. L'UI è una sostanza radioattiva e tossica che viene chiamata "uranio impoverito" perché è principalmente costituita dall'isotopo U-238 e contiene una piccola percentuale dell'isotopo fissionabile U-235. Anche se la sua radioattività è il 40% in meno dell'uranio fissile, è sempre ben 60 volte più radioattivo del materiale che si trova in natura.Una proprietà caratteristica dell'UI di cui poco si parla è la piroforicità: si tratta della capacità dell'UI di autoincendiarsi a temperatura ambiente in determinate condizioni e di innescare incendi. E anche se non s'incendia perde in un anno lo 0.5 della sua massa. Le emissioni dell'UI sono date principalmente da particelle "alfa" che per certi versi sono più insidiose dei "gamma" dell'uranio 235 perché possono essere respirate e non vengono segnalate dai contatori Geyger. La quantità di UI stoccata attualmente nel mondo è superiore ai 6milioni di tonnellate. Ovvero poco più di un chilogrammo per ogni essere umano. Le cifre ufficiali parlano di 150mila tonnellate in Gran Bretagna, 250mila in Francia, 750mila negli USA e addirittura 5milioni di tonnellate in Russia. Si tratta delle famose scorie nucleari per le quali non si è mai trovata una soluzione di smaltimento. O almeno così si pensava: nella realtà invece si è scoperto che migliaia di tonnellate sono state riciclate in beni destinati a uso commerciale e in questa forma disperse nell'ambiente.I danni provocati dell'UI, o meglio dalle radiazioni da questo emesso, sono di tipo cancerogeno, mutagenico-genotossico. Inoltre, nel caso per esempio che venga bruciato durante un incendio, si formano i diossidi di uranio, i cui effetti sulla popolazione sono evidenti in Irak, dove sono state bruciate 300 tonnellate di uranio (ammesse ufficialmente), leucemie, tumori, malformazioni genetiche, e non solo sulla popolazione locale. Durante la Guerra del Golfo del 1991, fra aerei e carri armati inglesi e americani, sono state sparate qualcosa come 340 tonnellate di UI, si tratta, tanto per usare un termine di paragone, di una quantità cento volte maggioredi quella rilasciata durante l'incidente di Cernobyl (dove la vita media è passata da 67 anni a 42).L'UI, venduto a 17 paesi del mondo e fornito gratuitamente ai produttori di armi, viene usato per costruire proiettili anticarro lunghi circa mezzo metro capaci, grazie all'altissimo peso specifico dell'uranio, di perforare pareti d'acciaio fino a 6 centimetri di spessore. Al momento dell'impatto l'UI brucia, creando particelle radioattive estremamente volatili in grado di "ricadere" in un'area praticamente illimitata.L'uso di UI come zavorra e contrappeso in aerei ed elicotteri civili e militari ha dell'incredibile. E' dal 1969 che la popolazione viene sottoposta non solo ai rischi della dispersione nell'aria, avvenuta per centinaia di tonnellate, che ha incrementato la ricorrenza di tumori e altre patologie, ma anche al rischio d'incendio di uno qualsiasi delle migliaia di aerei che utilizzano il materiale radioattivo per appesantire i piani di coda e delle ali. La Boeing, chiamata direttamente in causa dopo il disastro di Amsterdam, ha ammesso che sì: i suoi 747 ne sono provvisti. E non solo i suoi. Anche la compagnia di bandiera Alitalia parla di un chilo di UI per aereo, mentre la Boeing ne ammette ufficialmente l'uso di 350 chili.
Chi vuole approfondire l’argomento può farlo nei seguenti link (1)(2)(3)

Esposizione esterna: solo rischio radiologico <>Esposizione interna: rischio radiologico + rischio chimico
ESPOSIZIONE ESTERNA
L'eventuale effetto dannoso, solo di tipo radiologico, dipende da:
1) quanto uranio impoverito è presente
2) quanto si è vicini all'uranio impoverito
3) per quanto tempo si è vicini
4) quanto schermo è interposto fra l'individuo e l'uranio impoverito.

Quale è la morale che si può trarre da tutta questa storia?
È mancata una informazione puntuale seria e scientificamente corretta sull'argomento. A ciò hanno contribuito tutto il "management" politico del paese e la sua cassa di risonanza i " mass media". Per cui, invece di andare a studiare e ad approfondire scientificamente certe tematiche al di la' degli schieramenti politici si è assistito a prese di posizione preconcette.
Prima di fare affermazioni categoriche di qualsiasi tipo e’ sempre bene esaminare i problemi con metodologia scientifica senza creare falsi allarmismi nell’opinione pubblica che peraltro si fida ciecamente delle fonti di informazione.
Credo che la chiave di volta di un cambiamento sarà la gestione dell'informazione. L'informazione dovrà essere obbiettiva e dovrà contare su un solido apparato di riferimento tecnico scientifico che può essere anche l'attuale comunità scientifica ma meglio organizzata a cui possono far riferimento gli operatori dell'informazione.

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